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domenica 3 maggio 2009

Carattere di Lepido adolescente

Il ragazzo Emilio Lepido allora disfò anche l’avanzata nella schiera nemica, salvava il cittadino. Del quale una statua a forma di balla e conta con al toga è posta nel Campidoglio incice a così memorabili opere, senatus consulto: infatti pensava ingiusto che lui non sembrasse ancora proprio all’onore, che già fosse maturo per la virtù. Infatti Lepido prevenì fortemente il rafforzamento dell’età con la rapidità del fare è ritorno dalla guerra la doppia lode, di cui soffrivano lui essere ? spettatore dell’età: infatti ai giovani incute alquanto terrore l’esercito nemico, sia le spade sguainate, sia lo spargersi dappertutto della frecce, sia il rumore dell’arrivare della cavalleria, sia l’impeto dell’esercito accorrente, tra quelle cose della gente Emilio la fanciullezza merita la corona, può afferrare i boltini.

Capitolo LIV degli "Annales" di Tacito

Ma ora abbiamo entrambi colmato la misura, sia tu, per quanto può un principe donare ad un amico, sia io per quanto può un amico ricevere da un principe; il di più può soltanto fomentare l'invidia, la quale, come tutti i diletti degli uomini, non giunge a toccare la tua grandezza; ma su di me sovrasta minacciosa e devo difendermi. E come invocherei il tuo soccorso se in una campagna militare o in un viaggio mi trovassi spossato, così, vecchio ormai ed inetto anche agli uffici più lievi in questo viaggio della vita, sentendo di non poter sostenere oltre il carico delle mie ricchezze, chiedo a te aiuto. Ordina tu che i miei beni passino sotto la cura dei tuoi amministratori, rientrino a far parte delle tue sostanze. Non intendo con questo volermi ridurre in miseria, ma riconsegnarti quei beni il cuo fulgore mi abbaglia, potrò nuovamente dedicare alle occupazioni spirituali quel tempo che si perde nella cura dei giardini e delle ville. Tu hai ora abbondanza di energie e l'esperienza di un altissimo comando assimilata durante tanti anni: possiamo quindi noi, tuoi vecchi amici, chiedere congedo. Anche questo sarà per te titolo di gloria: aver elevato alle più alte fortune chi ne avrebbe accettata anche una modesta.

Auctores

Se gli uomini, così come si vede che sentono che c'è un peso nel loro animo tale da affaticarli con la gravezza, potessero conoscere anche da quali cause ciò derivi e da dove una così pesante mole di male alberghi nel loro cuore, non trascorrerebbero la loro vita come oggi per lo più vediamo che ciascuno non sa cosa vuole per se e sempre cerca di cambiare luogo come se potesse deporre il peso. Esce spesso fuori dalle sue grandi stanze colui che si è annoiato di stare in casa e subito vi ritorna,come colui che si accorge che lo star fuori non è affatto meglio.Corre forsennatamente verso la sua villa spronando i manni, come se fosse ansioso di portare aiuto alle sue case in fiamme. Non appena ha sfiorato la soglia della sua villa immediatamente sbadiglia o sprofonda subito nel sonno e sfiora l'oblio o ancora affrettandosi raggiunge la città e torna a vederla. Così ciascuno fugge sé stesso, ma a colui il quale naturalmente come accade non è possibile sfuggire, sta attaccato suo malgrado e lo odia, per il fatto che non coglie la causa della malattia; mentre se lo vedesse bene ormai lasciate le cose, ciascuno si preoccuperebbe anzitutto di conoscere la natura, poiché è in gioco la condizione non di un'ora, ma del tempo eterno, nel quale i mortali devono aspettarsi (che scorra) tutto il tempo quale che sia che resta dopo la sua morte.

Astuzia degli Spartani

Invece i vecchi spartani, quando volevano nascondere ed occultare le lettere pubblicamente mandate ai loro comandanti, affinché non fossero prese dai nemici, non fossero conosciute le loro decisioni, mandavano lettere fatte in qualche modo. I due bastoncini erano lisci, allungato, dello stesso spessore e della stessa lunghezza, lucidati e ornati similmente; uno era stato dato al comandante che partiva in guerra; i magistrati avevano l’altro in casa con il diritto e con il simbolo connesso. Quando l’abitudine pre diffusa delle lettere molto segrete, piegavano attorno a quel bastoncino una cinghia di scarsa sottigliezza, tuttavia quando era sufficiente, al bisogno con una forma rotonda e semplice, così che i margini uniti da ogni parte e se unissero alla cinghia, che era piegava. Quella cinghia avvolta attorno al bastoncino con le lettere così incisa dal comandante consapevole della strategia. Tuttavia lo sciogliere della cinghia restituiva le lettere dalla cinghia tagliate e incomplete e sparivano le frasi e i segni di quelle in parti diversissime.

Archimede

Direi che l’attività anche di Archimede fu redditizia se non lo stesso a quello avesse dato e tolto la vita. Infatti presso Siracusa, Marcello aveva percepito che la sua vittoria era stata impedita molto e per lungo tempo dalle sua macchine: tuttavia attratto dall’eccellente saggezza dell’uomo, ordinò che fosse risparmiata la testa di quello, rispondendo quasi tanta gloria in Archimede salvato, quanto in Siracusa vinta. Ma quello, mentre tracciava figure geometriche con gli occhi e la mente fisse a terre, al soldato, che era entrato in casa per depredare, e sguainare (…).

Antidoto di Mitridate

Si dice che le anatre del ponto si nutrano davanti a tutti col mangiare veleno. È stato scritto anche da Leneo, liberto di Pompeo, che Mitridate, famoso re del Ponto, fosse abile dei rimedi e dell’arte medica e fosse solito mischiare il sangue di quelle ai medicamenti, poiché servono nel digerire il veleno, ed anche quel sangue fosse potentissimo in quella fattura; ma (è stato scritto) che lo stesso re s guardasse dalle insidie dei cibi con l’uso continuo di tali medicinali, che anzi ne bevesse consapevolmente anche altre sia e spesso per mostrare gli effetti di un veleno rapido e di grande efficacia e che ciò fosse senza danno. Per cui poi, quando vinto in battaglia fuggì nell’ultima parte del suo regno e aveva deciso di morire dopo aver provato ad affrontare inutilmente la morte un veleno violentissimo, trapassò sa stesso con la sua spada. L’antidoto di questo re è famosissimo, che è chiamato, “Mitridatico”.

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