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domenica 3 maggio 2009

Doveri dei giovani

(…)Gli uni sono dei giovani, gli altri sono doveri degli anziani. È proprio degli adolescenti avere rispetto per i più vecchi ed eleggere tra di loro i migliori ed i più buoni, con il consiglio ed il parere dei quali sostiene, poiché l’inesperienza giovanile dell’età deve essere creata e retta con la prudenza degli anziani. Ma quella età della moltissima voglia deve essere ritenuta ed essere esercitata nel lavoro e nella pazienza sia nell’anima che del corpo. E infatti, quando vogliono rilassare gli animi e dorsi alla scherzosità evitando la smodatezza, ricordando della fanciullezza. (…)

Il territorio e le popolazioni

La Gallia è nel suo insieme divisa in tre parti, delle quali i belgi abitano una, gli Aquitani un’altra, la terza coloro che sono chiamati nella stessa lingua dei Celti e chiamata nostra dei Galli. Questi si differenziano tra loro per lingua, istituzioni, leggi. Il fiume Garonna divide i Galli dagli Aquitani, la Marna e la Senna divide dai Belgi 8I Galli). Di tutti questi i più forti sono i Belgi, per il fatto che sono distanti dalla civiltà e dalla cultura della provincia e per niente spesso i mercanti capitano nel loro paese e le cose che mirano ad indebolire gli animi, importano e sono vicini ai Germani, che abitano oltre il Reno, con questi combattono continuamente. Per questo gli Elvezi superano anche i rimanenti Galli in virtù, perché combattono quotidianamente guerre con i Germani, o quando li tengono lontani dai loro territori o gli stessi combattono nei loro confini una parte dei territori che, come si è detto è occupata dai Galli ha inizio del fiume Rodano, è limitata dal fiume Garonna, dall’oceano, dai confini dei belgi, confina anche dalla parte dei Sequani e degli Elvezi. I belgi hanno origine dagli estremi confini della Gallia si estendono fino alla parte inferiore del fiume Reno, guardano verso il sole che sorge. L’Aquitania si estende dal fiume Garonna ai monti Pirenei e questa parte dell’oceano che è vicino alla Spagna, si estende guarda verso al tramonto del sole e a settentrione.
incolo, is, inedui, incultum, incolerea
appello, as, avi, atuma, are
differo, differs, diftuli, dilatum, differre
divido, is, si, sum, dere
absum, abes, abfui, abesse

Il re Pirro

Nel medesimo tempo fu dichiarata una guerra ai Tarantini, che già si trovavano nella parte meridionale dell'Italia, poiché avevano fatto un torto agli ambasciatori romani, questi chiesero aiuto contro i romani, a Pirro, re dell'Epiro che traeva origine dalla stirpe di Achille. Egli venne subito in Italia e allora per la prima volta i romani combatterono con un nemico d'oltremare. Fu mandato contro Pirro il console P. Valerio Levino, il quale dopo aver catturato gli esploratori di Pirro, ordinò che essi fossero condotti per l'accampamento, che fosse mostrato tutto l'esercito e che allora fossero lasciati andare, affinché riferissero a Pirro tutto ciò che i romani stavano facendo. Attaccata immediatamente battaglia mentre, sebbene Pirro fuggisse già, vinse con l'aiuto degli elefanti i quali impaurirono i romani giacché non li avevano mai visti. Ma la notte pose fine al combattimento; Levino tuttavia fuggì durante la notte. Pirro catturò mille e ottocento romani e li trattò con sommo rispetto, fece seppellire quelli uccisi. E dopo aver visto questi anche morti con ferite sul petto e con un aspetto orribile, si dice che portò le mani al cielo con queste parole: che egli avrebbe potuto essere padrone di tutto quanto il mondo se gli fossero capitati tali soldati.

Il cursur honorum

Marco Catone, nato nel municipio di Fuscolo, adolescente, prima di dedicarsi alla carriera politica, visse tra i Sabini, poiché lì aveva un podere lasciato dal padre. Quindi per esortazione di C. Valerio Flacco, che ebbe collega nel consolato e nella censura(carica del console) emigrò a Roma e cominciò fare l’avvocato. Meritò il primo stipendio militare a 17 anni. Fu tribuno militare in Sicilia, sotto Quinto Fabio e M. Claudio consoli. Quindi come ritornò, seguì l’accampamento di C.C.N., e al sua grande opera fu molto stimata nella battaglia presso la Sena, nella quale cadde Asdrubale, fratello di Annibale. Fu eletto Edile della plebe con C. Elvio. Divenne pretore della provincia di Sardegna, dalla quale tempo prima aveva condotto Quinto Ennio il poeta, il che stimiamo meno di qualsiasi grandissimo trionfo in Sardegna.

Il dramma di Attilio Regolo

È ingiusto non fare menzione dell’animo coraggioso di Attilio Regolo che fu mandato a Roma dai Punici per persuadere i suoi concittadini restituissero i prigionieri. Poiché non aveva voluto persuadere i concittadini, poteva rimanere a casa ma preferì tornare, sia che volesse conservare la parola data, sia che sperasse che i Punici fossero meno crudeli. Egli non doveva ritornare, (…), doveva fare (…).

I veri beni della vita

Aristippo filosofo socratico, poiché avere rivolto l’attenzione al disastro presso al spiaggia di Rodi trattate la geometria con un giro di parole, avendo guidato contro i compagni così ebbe detto: “Speriamo bene! Infatti vedo le impronte degli uomini. È immediatamente andò nella città di rodi e andò direttamente a finire nel ginnasio, e qui discutendo della filosofia, fu donato, poiché non tanto per prepararsi, ma anche a loro., i quali nello stesso tempo saranno stati sia i vestiti sia le quali cose che sono necessarie per il nutrimento. Affinché fosse superiore poiché d’altra parte aveva voluto che i compagni di lui ritornassero in patria e poiché lo interrogò, pochi voleva qualcuno che non avrebbe rinunciato alla cosa, allora ordinò che dicessero: “In tal maniera per il viaggio ai figli è opportuno che si prepari, per le quali così anche dal disastro nello stesso tempo possono enare da un naufragio”. Infatti quelle protezioni sono il mezzo di sopravvivenza, alle quali potevano nuocere né il sfavorevole di fortuna, né il mutamento delle cose pubbliche, né la devastazione della guerra.

I Sanniti chiedono agli Etruschi di allearsi contro i Romani

I Sanniti si diressero verso l'Etruria e chiesero una assemblea sei capi dell'Etruria. E radunata questa espongono per quanti anni combattono per la libertà contro i Romani: avevano provato tutte le cose, nel caso in cui potessero affrontare un rischio tanto grande di guerra con le loro stesse forze: avevano tentato anche di ottenere gli aiuti delle genti vicine non con grande efficacia. Avevano chiesto la pace al popolo romano,, non potendo tollerare la guerra; si erano ribellate perché la pace per chi è schiavo è più tollerabile che la guerra per chi è libero. A loro restava un'unica speranza negli Etruschi: sapere che erano la gente più ricca d'Italia per armi, uomini, denaro; avevano come confinanti i Galli. nati tra spada e armi, feroci non solo con il loro ingegno ma anche contro i Romani, popolo che ricordano catturato da loro e riscattato con l'oro, non vantandosi inutilmente. Numma mancava a che costringessero i Romani cacciati da ogni territorio al di là del Tevere a combattere per la propria salvezza non per non tollerare il regno d'Italia nel caso in cui gli etruschi avessero lo stesso animo che un tempo era stato di Porsenna e dei loro antenati.

I pricipes factionum

In Gallia non soltanto in tutte le città e in tutti i villaggi ma anche in ciascuna famiglia ci sono partiti e di loro sono i capi delle tribù che apparsi a giudizio di ? avere somma autorità in ogni decisione. Pare che questa tradizione sia stata istituita in epoca antica per questo, affinché nessun cittadino della plebe fosse privo di protezione contro uno più potente. Ciascun capo infatti non sopporta che i suoi siano oppressi e ingannati e se facesse altrimenti non avrebbero alcuna autorità fra i suoi. Questo costume regna in generale in tutta la Gallia e perciò tutte le popolazioni furono divise in due parti.
sum, es fui, esse
habeo, es, ui, itum, ere
videor, eris, visum sum, videri
ageo, es, agui, ere
divido, is, si divisum, ere

I Pompeiani cominciano a cedere (I)

Nello stesso tempo Cesare ordinò che la terza linea che era stata tranquilla e fino a quel momento si era mantenuto nel posto assegnato avanzasse. Così essendo succeduti i vigorosi e gli illesi agli stanchi, alcuni invece assalirono alle spalle, i Pompeiani non poterono resistere e batterono in ritirata. E Cesare non si era in verità ingannato sul fatto che da quelle truppe che erano collocate di contro ai cavalieri in quarta fila, comincia l’inizio della vittoria, come lui stesso aveva detto nell’incitare i soldati. Tra quelli infatti in primo luogo distrutta la cavalleria, tra gli stessi sono raccolti i corpi degli arcieri e dei frombolieri, tra gli stessi l’armata Pompeiana era circondata dalla parte sinistra e fu stabilito l’inizio della fuga.

I libri sibillini

Si narra che una volta una certa vecchia si recò dal re Tarquinio, portando con se nove libri, che diceva contenevano i divini presagi e desiderava vendere. Tarquinio avendo domandato il prezzo, la vecchia chiese il prezzo massimo; il re la derise perché pensava avesse perso il senno a causa della tarda età. Allora quella, avendo posto un fuoco davanti a questo, bruciò tre dei nove libri e chiese se voleva comprare i sei rimanenti allo stesso prezzo. Ma parve a Tarquinio, che rideva molto di più, che la vecchia senza dubbio delirasse. Ma immediatamente la vecchia, bruciati altri tre libri, chiese candidamente di nuovo al re se voleva comprare gli ultimi tre libri al medesimo prezzo. Allora si dice che Tarquinio sia divenuto più attento; infatti pensò che una donna così costante e sicura di sé non fosse da sfidare; pertanto comprò immediatamente al medesimo prezzo i libri. Quando la vecchia partì da Tarquinio, nessuno seppe mai che cosa lei fosse stata pagata: ciò non fu più visto da nessuna parte del mondo.

I Pompeiani cominciano a cedere (II)

Ma Pompeo, come vide la sua cavalleria sconfitta e confidava massimamente in quella osservò quella parte spaventata, diffidato da chiunque altro, uscì dall’esercito e per mezzo del cavallo si rifugiò nell’accampamento senza fermarsi e ai suoi centurioni nel posto di guardia aveva collocato presso la porta pretoria, chiaramente. Affinché i soldati udissero distintamente: “Proteggete – disse – l’accampamento e difendete diligentemente, se qualcosa ? sarà accaduto. Io circondo le restanti parte a rafforzo”. Avendo detto queste cose, sii rifugiò nel pretorio diffidando dell’esito finale e ciononostante aspettante l’evento. Cesare spinti i Pompeiani alla fuga nella valle, stimante che nessuno spazio fosse necessario di essere concesso agli spaventati, esortò i soldati affinché utilizzassero il beneficio della fortuna e assalgono l’accampamento. Quelli, anche se affaticarti dal calore( infatti la cosa si era prolungata oltre mezzogiorno), nonostante risoluti di ogni sforzo, furono sottomessi al comando.

Gli studenti si devono esercitare attivamente

Gli studenti si devono esercitare attivamente
Ne lo stesso precettore deve solo insegnare queste cose, ma interrogare frequentemente e mettere alla prova il discernimento degli studenti. Così l'apatia si allontanerà da coloro che ascoltano, ne le cose che si andranno dicendo sfuggiranno agli orecchi: insieme, condurranno a ciò quello che da questo si chiede; cioè che loro conoscano e capiscano. Infatti che cos'altro facciamo insegnando a loro se non che sono sempre da informare? Questo genere di attenzione oserei dire più utile agli studenti più che a tutte le abilità in ogni cosa. Come tuttavia sono state tramandate alcune regole generali nell'arte della guerra molto maggiormente sarà comunque più vantaggioso conoscere per quale motivo qualcuno dei comandanti ne faccia uso sapiente in quale circostanza, in quale momento, in quale luogo o sia contrario: infatti in tutte le cose generalmente le regole valgono meno che la pratica.

Gente dei tempi andati

Brescia è la patria di dei Minucio, di quella nostra Italia che sino ad ora tiene e conserva molta della timidezza, dell’onestà ed anche della semplicità antica. Padre di lui è Minucio Matrino, capo dell’ordine equestre, perché non ha voluto nulla di più alto e riteneva essere abbastanza di stima per lui quell’ordine. Infatti scelto dal divinizzato Vespasiano tra i pretori, antepose l’onesta alla nostra ambizione, insofferente dalle preoccupazioni. Ha nonna materna Serrana Procina con municipio di Padova. Ha conosciuto luoghi e modi, Serrana, tuttavia non solo è memore dell’antico pudore, ma è anche prova della severità dei Padovani Ha eguaglio sia lo zio materno sia P. Acilia per serietà, per prudenza, per una lealtà ? ?, Nell’insieme in tutta la casa non ci sarà niente, che non ti piacerà come nella tua.

Filippo, Alessandro, Pirro, Dionisio

Tra la gente macedone due superano di molto gli altri per la gloria delle gesta: Filippo, figlio di aminta, e Alessandro Magno. Uno di questi due consumato dalla malattia a Babilonia, Filippo fu ucciso dagli Egeati, mentre andava a vedere i giochi vicino al teatro. Un Epirota, Pirro, che combatté contro il popolo romano. Egli mentre espugnava la città di argo nel Peloponneso, colpito da un sasso, morì. Uno del medesimo genere Siculo, il vecchio Dioniso. Infatti fu sia forte meno che esperto in guerra e, che non è facile da trovare in un tiranno, minimamente avido, non lussurioso, non avaro; e infine per niente cupido di alcuna cosa se non

Felice posizione di Roma

Romolo, nato da padre Marte, si dice che con il fratello Remo da Amulio, re Albano per timore di un infausto oracolo, fosse abbandonato presso il Tevere. In quel luogo poiché già sostenuto dalle mammelle selvagge della belva e poiché i pastori lo avevano allevato e poiché lo avevano cresciuto nella coltivazione agreste e nel lavoro, si narra che per primeggiò per le forze del corpo e per ferocità dell’animo. Nei confronti degli altrettanti che tutti, coloro che allora abitavano i loro campi, gli obbedirono con animo rassegnato e liberamente. Si tramanda che per mezzo delle armate di questi essendosi offerto comandante, avesse distrutto Albalonga, grande e potente città in quei tempi e avesse ucciso re Amulio. Acquisita qualche gloria, si dice che avesse deciso di fondare una nuova città. Scelse invece per la sua città u luogo (di) incredibile opportunità. E infatti non la fondo presso il mare: infatti sembra che di quelli uomini dotati di singolare preveggenza e saggezza

Estrema difesa di Salona contro le forze Pompeiane

Per la ritirata delle navi Liburniche dall’Illiria Marco Ottaviano con queste, che aveva, non pervenne a Salona. Lì sollevati i Dalmati e i restanti barbari respinse Issa dall’amicizia di Cesare; la comunità dei cittadini romani a Salona, non potendo muovere né con promesse né con avvertimenti di pericolo, iniziò ad attacare la fortezza. D’altra parte della città è fortificata della natura del luogo.Ma velocemente i cittadini romani, costruite torri di legno, si fortificarono con queste e, essendo deboli per resistere a causa della scarsezza di uomini, sfiniti dalle numerose ferite, risolsero per un estremo mezzo di salvezza e liberarono tutti i servi schiavi adulti e tagliati i capelli di tutte le donne ne fecero delle corde. Saputa l’intenzione di quelli, Ottavio circondò la fortezza per mezzo di cinque accampamenti e in un momento cominciò che quelli assalirono per mezzo dell’assedio e dell’espugnazione. Quelli lavoravano al frumento tutti interrotti massimamente esperti. Per queste cose mandati a Cesare degli ambasciatori, gli chiedevano aiuto; i restanti scomodi come poterono, si sostenevano da soli.

De Bello Gallico Libro VI XXVI-XVII

De Bello Gallico Libro VI XXVI-XVII
C’è un bue con la forma di un cervo, del quale dal centro della fronte tira le orecchie spunta un unico corno più eminente de diritto di quelle, che sono note a noi, corna; dalla sommità di questo si dipartono per ampio tratto rami simili alle palme di una mano. La stessa è la natura della femmina e del maschio, stessa (è) la forma e la grandezza delle corna. Vi sono ugualmente animali che sono chiamati alci. Di questi la forma e la varietà delle pelli è del tutto simile alla capre; ma precedono un poco per grandezza e sono senza corna e hanno le gambe senza giunture e sono senza articolazioni, né si sdraiano per dormire né, se per qualche accidente cadono, non possono ergersi e sollevarsi. Per questi gli alberi sono come giacigli: a quelli si appoggiano e solamente cosi si addormentano un poco. Il terzo è il genere di quelli, che sono chiamati Uri. Questi sono un poco per grandezza più piccoli degli elefanti, con l’aspetto, colore e figura del toro Grande è la loro forza e grande velocità, risparmiano né l’uomo né le fiere, che avvistano. L’ampiezza e le figura è la specie delle corna differisce molto dalle corna dei nostri bovi.

De Bello Gallico 1,3

Spinti da questi motivi e scossi dall'autorità di Orgetorige, stabilirono di disporre l'occorrente alla partenza: adunare il maggior numero di bestie da soma e di carriaggi che si potesse acquistare, eseguire il massimo delle semine per non mancare di grano durante il viaggio, stabilire una pace amichevole con le nazioni limitrofe. per compiere questi preparativi giudicarono sufficiente un biennio, e al terzo anno fissano per legge la partenza. A realizzarli viene scelto Orgetorige. Questi nel corso delle ambascerie che compì presso varie nazioni convince Castico figlio di Catamatalde – un sequano il cui padre aveva dominato per molti anni sul suo popolo ed era stato proclamato dal Senato amico del popolo romano - a prendere il potere tra i suoi connazionali come suo padre prima di lui; altrettanto fa con l'eduo Dumnorige, fratello di Diviciaco allora principe della sua nazione, e molto popolare, inducendo a compiere un tentativo analogo e concedendogli in moglie la propria figlia. dimostra a entrambi l'estrema facilità dell'impresa, poiché anch'egli avrebbe ottenuto il dominio della propria nazione: ed essendo fuor di dubbio che gli Elvezi fossero il popolo più potente dell'intera Gallia, garantisce che con le sue risorse e il suo esercito egli avrebbe procurato loro il trono. Questo discorso li induce a giurare lealtà reciproca, e confidano che un volta raggiunto il potere, con quei tre popoli così forti e saldi potranno divenire padroni della Gallia intera.

Dario muore alla conquista della Grecia

Dario invece, essendo tornato dall’Europa in Asia, gli amici esortati affinché riconducesse la Grecia sotto il suo potere; allestì una flotta di cinquecento navi e a questa mise a capo Dati e Artaferne, e a quelli diede duecentomila fanti, diecimila cavalieri, adducendo il pretesto che egli sia nemico degli Ateniesi, poiché con l’aiuto di quelli gli Ioni conquistarono i Sardi e distrussero i loro presidi. Quelli Satrapi, approdati con la flotta a Bubonea, velocemente presero l’Eretria e mandarono al re in Asia tutti i cittadini rapiti di quella gente. Quindi accedettero all’Attica e condussero le loro armate nel campo di Maratona: quello è a circa diecimila passi dalla città di Atene.

Che cos’è l’amicizia

Infatti in quanto l’amicizia è superiore alla parentela, che dalla parentela l’affetto si può eliminare, il titolo di amicizia si elimina, di parentela rimane. Quanta d’altra parte sia la forza dell’amicizia soprattutto da questo si può capire principalmente, che dall’infinita società del genere umano, la quale la stessa maturità ha conciliato, la cosa è stata raccolta e ridotta in limiti ben precisi, così che tutto l’amore sia stato riunito tra due o tra pochi. L’amicizia infatti non è nient’altro il consenso di tute le cose divine e umane con al benevolenza dell’amore; per questo non so se non infatti sottratta la sapienza, niente sia stato dato di migliore all’uomo dagli dei immortali. Altri preferiscono la ricchezza, altri la buona salute, altri la potenza, altri l’onore, molti anche i divertimenti. Questa estrema è certamente delle bestie (da bestie), queste cose più superiori sono inutili e incerte, poste non tanto nei nostri consigli quanto nei casi della sorte. Coloro che invece pongono nella virtù il sommo bene, quelli per di più fanno meravigliosamente, ma questa stessa virtù sia generi, sia conservi l’amicizia, l’amicizia non può essere senza virtù in alcun modo.

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