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venerdì 7 maggio 2010

come realizzare oggetti tridimensionali per scenografie creando basi di creta o gesso

Il lavoro da realizzare è molto simile a quella di uno scultore
Lavoro in creta: La prima operazione da fare è quella di realizzare uno scheletro possibilmente utilizzando il legno, se il soggetto che dovete realizzare è una statua , dovete applicare tanti piccoli pezzi di legno con crocette, fermati con un filo di ferro per le posizioni più sporgenti per poter reggere ossia sostenere la creta e con dei chiodi infissi nello scheletro si crea un groviglio di filo di ferro che serve pure ala medesimo scopo.

Si appoggia poi la creta ,battendola con un mattarello di legno e si comincia a modellare. Se però la creta deve poggiare su di un piano orizzontale è inutile mettere le crocette e i chodi.
Forma in gesso: Per gettare la forma in gesso che serve per fare l’oggetto di cartapesta , posto in piano la scultura di creta, si divide in più parti, utilizzando un taglierino. Fatto questo si chiude il lavoro creando un bordo di legno più alto della creta. Si viene così ad avere una specie di cassetta che obbliga la colata di gesso,il gesso deve essere rovesciato a secchi e perchè risulti meno pesante si combina con trucioli di imballaggio.

Coperto tutto il lavoro, per tenerlo in piano con il gesso ai quattro angoli si fanno i piedini. Prima di mettere il gesso è bene isolare il lavoro di creta con acqua e sapone. Terminata la forma di gesso dopo pochi minuti si può metterla in piano e levare la creta.

Dato che il lavoro teatrale, si vede più nell’assieme che nei particolari,è bene nei draghi , animali ecc. evitare gli incavi o rientranze ( sotto scarpa) perchè se la forma di gesso è di un solo pezzo quando si leva la cartapesta, non sortirebbe da questi punti, ma si strapperebbe.
La forma di gesso preparata in precedenza viene composta sopra un tavolone unendo tra loro i vari pezzi. Dopo averla bagnata e insaponata , una volta asciutta la si cosparge di talco, in maniera da formare uno strato che faciliti lo svincolo della cartapesta realizzata dalla forma stessa. Si stende il primo strato di carta e lo si incolla

( da una parte sola : la parte che si trova a contatto col minio o talco non deve essere incollata.La carta degli stati successivi deve essere invece incollata da tutte e due le parti e nei punti senza incavi o protuberanze, può essere raddoppiata. Per i lavori minuti e dettagliati si usa un solo strato di carta leggera 8 giornali, velina ecc.) in modo da poter seguire bene il movimento della forma premendo con le dita.

Secondo la qualità e lo spessore della carta , il numero degli strati cambia: per avere una cartapesta solida come il legno è bene arrivare a 8 o 10 strati di carta. All’inverno se è possibile operare nei locali caldi ( camera delle caldaie, termo) si può levare la cartapesta non appena è perfettamente asciutta.

Se il locale è freddo, dopo due o tre giorni quando si incominciano a notare macchie di muffa, bisogna levare la cartapesta della forma, anche se appare ancora troppo molle,altrimenti marcisce. Per rovinare il meno possibile il lavoro , si riemnpie di trucioli o carta e si fa costruire dal falegname , sopra la forma una leggera armatura di legno che viene fermata con chiodi , carta e tela .

Si rovescia sopra un piano mobile la forma di gesso e si cerca con pazienza di levare la cartapesta lasciandola poi asciugare senza più toccarla. E’ buona regola rinforzare in tela l’orlo esterno dell’oggetto che si inchioda al telaio, dovendo esso sostenere tutto il peso della cartapesta. Umida la cartapesta si rompe con estrema facilità e perde la forma , mentre quando è perfettamente asciutta è resistentissima come il legno.
Questo metodo serve pure se si impiega la lana di vetro che viene spruzzata e compressa entro la forma di gesso. Nel caso di pezzi di roccia a armati, sagome, o altri pezzi di questo genere, che sono soggetti in palcoscenico a sfregamenti, trasporti , ecc. è bene che, dopo aver steso i normali 5 o 6 strati di carta, se ne aggiunga un altro di rinforzo, costiuito da pezzetti di tela leggera ( pelle d’uovo) a sua volta ricoperto da altri 2 o tre strati di carta.
Cartapesta: per lavori urgenti, si abolisce il lavoro in creta e la forma in gesso. La cartapesta supplisce opportunamente la creta. Dovendo però eseguire una statua su disegno , fatto lo scheletro in legno dal falegname , lo si copre di regolini ponendolo orizzontalmente appoggiato ad un piano.

Si ricoprono i regolini con più strati di carta e uno di tela leggera , ricoperta di carta. La cartapesta esiste anche in commercio ( cartiere ); consiste in carta tritata . Messa a bagno nella colla ( 3 parti di colla di farina di frumento, una parte di colla forte da falegname) e poi impastata con bianco medon, o gesso , o legno preparato in vaso di colla.

Nei punti più alti , si segue il metodo della creta , creando dei sostegni con le crocette e fili di ferro. Per i particolari e per ottenere una superficie liscia, è buona la carta bianca, crespata da fiori, che unita alla colla, permette qualsiasi modellazione.
Con un barattolo di colla a portata di mano, si lisciano e premono le parti che si modellano e poi si turano le piccola rugosità che rimangono.
Se il lavoro presenta drappeggi ultimato il lavoro di assieme, si prendono dei pezzi di tela già preparati di forma ( perimetro) e posta la statua in piedi, tenendo presente il bozzetto, si intingono in un miscuglio composto di 4 parti di colla di farina di frumento fredda e due di gesso da formare liquido. Bisogna adoperare subito , perchè il gesso sebbene lentamente fa presa .

Se si opera senza esitazioni si può intingere la tela anche sul solo gesso da formare,poco consigliabile perchè poi si sfalda. Si appoggia la tela alla statua e si dispongono le pieghe, sostenendole fino a che non abbiano fatto presa con dei regolini o malloppi di carta.

Asciutta la tela si fodera con vari fogli di carta, ottenendo la cartapesta. Con questo sistema abbastanza sbrigativo si possono modellare le statue ,importante evitare la rete , che essendo elastica a ogni urto cede. Può servire per i corpi rotondi ma non dà affidamento, perchè con la ruggine i corpi aderenti si staccano , in più dà sempre forme approssimative.

domenica 5 luglio 2009

Tony Cragg

Studia scienze e nel 1968 lavora come tecnico di laboratorio alla national Rubber Producer Research AssociationIn seguito frequenta il Gloucester College of Art ande Design a Chellenham, la school of Art di Eimbledon dal 1969 al 1973 e dal 1973 il Royal Collage a Londra.

A partire dagli anni '80 le sue creazioni sono presenti nelle maggiori manifestazioni internazionali: nel 1988 vince il Turner Prize, nel 1994 è membro della Royal Academy di LOndra e nel 2001ottiene il premio ShakespeareTavolozza plastica I1985, plastica, collezione privataIn quest'opera l'artista ci mostra gli elementi che compongono la sua tavolozza: fin dai suoi esordi, infatti egli usa materiali industriali usati, soprattutto in plastica, oggetti o frammenti di oggetti di uso comune, prodotti in serie in gran quantità, usati e poi gettati.All'inizio degli anni settanta assembla i rifiuti che trova in riva al mare; tra il 178 e il 1985 organizza al suolo o sulle pareti delle grandi composizioni in cui i singoli elementi sono accostati in base alla forma, al colore ( come in questo caso) o alla loro natura.Questi frammenti sono disposti in modo tale da rappresentare un oggetto legato in qualche modo ai materiali utilizzati, tanto da creare quello che il critico Didier Semin chiama un " eccesso arcicambolesco" in ogni caso il suo scopo è quello di spingerci a riflettere sui rapporti tra l'uomo moderno e gli oggetti che usa nella sua vita quotidiana. Dopo il 1988 Cragg realizza installazioni di ampio respiro, utilizzando anche materiali nobili, quali il bronzo, il legno o il gesso, e tecniche più tradizionali.

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